Un gruppo di esperti italiani e di associazioni civiche e di pazienti ha presentato al Parlamento Europeo una proposta di riclassificazione della spesa sanitaria per le terapie avanzate come investimento.
L’iniziativa è sostenuta dal gruppo di interesse degli eurodeputati Diritti dei pazienti europei e assistenza sanitaria transfrontaliera ed è stata organizzata da Active Citizenship Network (ACN), la rete europea di Cittadinanzattiva, con il supporto incondizionato della coalizione #VITA – Value and innovation of advanced therapies, coordinata dallo studio legale globale LS CUBE.
La presentazione è avvenuta nel corso dell’evento Securing equitable patient access to advanced therapies across Europe svoltosi presso il Parlamento Europeo.
Le norme non siano un limite per l’accesso alle terapie avanzate
La proposta è motivata dalla preoccupazione che i vincoli di bilancio sanitari dei singoli Stati membri rappresentino un limite per l’accesso alle terapie avanzate.
Le norme contabili stabilite a livello UE e un approccio “a silos” tra istituzioni e DG all’interno della Commissione Europea si scontrano terribilmente con le legittime aspettative di salute e, in alcuni casi, di guarigione, riposte da un numero sempre crescente di pazienti europei, le cui esigenze di salute non possono attendere o scontrarsi con la fredda logica della contabilità.
Mariano Votta, direttore di Active Citizenship Network
Un’iniziativa nuova, con un precedente importante
Come sostenuto da tempo da numerosi esponenti del settore, è necessario riformulare i modelli di finanziamento per queste terapie.
Gli ATMP rappresentano l’ultima frontiera dell’innovazione e possono fare la differenza nella cura di malattie per le quali non sono disponibili alternative terapeutiche. Ma questi prodotti sono caratterizzati da costi iniziali estremamente elevati e solo nel lungo termine da benefici significativi in termini di salute, produttività e di costi risparmiati.
È importante considerare la spesa per le terapie avanzate come una spesa di investimento, visti gli effetti durevoli nel lungo periodo, per rimuovere eventuali barriere e garantire che ci sia equità di accesso per i pazienti in ogni singolo stato membro perché questo significa equità di accesso per tutti i cittadini europei.
Mauro Marè, docente di Economia Pubblica all’Università della Tuscia e alla LUISS
La classificazione della spesa per le terapie avanzate come investimento è un approccio oggi non adottato in nessun Paese europeo. Ma, come ricorda Giorgio Alleva (ordinario di Statistica alla Sapienza Università di Roma ed ex presidente Istat), avrebbe un precedente importante: con la revisione dell’ESA del 2010, anche la spesa militare è stata riclassificata da spesa corrente a spesa per investimenti.